giovedì 6 giugno 2013



Platone (in greco Πλάτων, PlátonAtene,428 a.C./427 a.C. – Atene348 a.C./347 a.C.) è stato un filosofo ateniese. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievoAristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.
Platone, particolare della Scuola di Atene di Raffaello, che lo ha ritratto con il volto di Leonardo da Vinci Nacque ad Atene da genitori aristocratici: il padre al Aristone, che vantava tra i suoi antenati Codro, l'ultimo leggendario re di Atene,gli impose il nome del nonno, cioè Aristocle; la madre, Peritione, secondo Diogene,Laerzio, discendeva dal famoso legislatore Solone.
La sua data di nascita viene fissata da Apollodoro diAtene , nella sua Cronologia, all'ottantottesima Olimpiadi, nel settimo giorno del mese di Targellione, ossia alla fine di maggio del 428 a.C.Ebbe due fratelli, Adimanto e Glaucone, citati nella sua Repubblic, e una sorella, Potone, madre di Speusippo, futuro allievo e successore, alla sua morte, alla direzione dell'Accademia di Atene.
Fu un altro Aristone, un lottatore di Argo, suo maestro di ginnastica, a chiamarlo per la larghezza (dal greco πλατύς, platýs, che significa "ampio") delle spalle "Platone", che praticava infatti il pancrazio, una sorta di lotta.
Altri danno del nome un'altra derivazione, come l'ampiezza della fronte o la maestà dello stile letterario. Diogene Laerzio, riferendosi ad Apuleio,a Olimpiodoro e a Eliano,informa che avrebbe coltivato lapittura e la poesi, scrivendo ditirambi,liriche e tragedie, che avrebbero avuto in seguito, insieme ai mimi, un'importanza fondamentale per la scrittura dei suoi dialoghi.

I viaggi e l'incontro con Socrate

Frequentò l'eracliteo Cratilo e il parmenideoErmogene, ma non è certo se la notizia sia reale o se voglia giustificare la sua successiva dottrina, influenzata sotto diversi aspetti dal pensiero dei suoi due grandi predecessori, Eraclito e Parmenide, da lui considerati gli autentici fondatori della filosofia.
Avrebbe partecipato a tre spedizioni militari, durante la guerra del Peloponneso, a Tanagra, a Corinto e a Delio, dal 409 a.C.al 407 a.C., anno in cui, conosciutoSocrate, avrebbe distrutto tutte le sue composizioni poetiche per dedicarsi completamente alla filosofia.
Fondamentale il suo incontro con Socrate che, dopo la parentesi del governo, oligarchico e filo-spartano, dei Trenta tiranni, del quale faceva parte lo zio di Platone Crizia, fu accusato dal nuovo governo democratico di empietà e di corruzione dei giovani e condannato a morte nel 399 a.C.
Dopo la morte del maestro sarebbe andato a Megara insieme con altri allievi di Socrate, poi a Cirene, frequentando ilmatematico Teodoro di Cirene e ancora in Italia, dai pitagorici Filolao ed Eurito. Di qui, si sarebbe recato in Egitto, dove i sacerdoti l'avrebbero guarito da una malattia. Ma la fondatezza della notizia di questi viaggi è molto dubbia.

martedì 2 aprile 2013

Filosofia

ARISTOTELE  Stagira384 a.C. o 383 a.C. – Calcide322 a.C...è stato un filosofo e scienziato greco antico, noto come il "filosofo dell'immanenza".È considerato una delle menti filosofiche più innovative, prolifiche e influenti del mondo antico occidentale per la vastità dei suoi campi di conoscenza; fu stimato per secoli come l'emblema dell'uomo Aristotele nacque nel 384/3 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro, città macedone nella penisola Calcidica, situata sulla costa nord-orientale della Grecia, a circa 55 chilometri a est dell'odierna Salonicco.[5]

Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso Aminta, re dei Macedoni, prestandogli i servigi di medico e di amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva pertanto risiedere nella capitale delRegno di MacedoniaPella. Fu probabilmente per l'attività di assistenza al lavoro del padre che Aristotele fu avviato alla conoscenza della fisica e della biologia, aiutandolo nelle dissezioni anatomiche.[6]
Secondo gli studiosi la biografia di Aristotele può essere suddivisa in tre periodi.[7]
Il primo periodo ebbe inizio quando, rimasto orfano in tenera età, dovette trasferirsi dal tutore Prosseno ad Atarneo, cittadina dell'Asia Minore nella regione della Misia situata nel nord-ovest dell'attuale Turchia, di fronte all'isola diLesbo. Prosseno, verso il 367 a.C., lo mandò ad Atene per studiare nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima, dove rimarrà fino alla morte del suo maestro. Aristotele non fu dunque mai un cittadino di Atene, ma unmeteco.
Quando il diciassettenne Aristotele entra nell'Accademia, Platone è a Siracusa da un anno, su invito di Dione, parente di Dionigi I, e tornerà ad Atene solo nel 364 a.C.; in questi anni, secondo l'impostazione didattica dell'Accademia, Aristotele dovette iniziare con lo studio della matematica, per passare tre anni dopo alla dialettica.

A reggere la scuola è Eudosso di Cnido, uno scienziato che dovette molto influenzare il giovane studente che, molti anni dopo, nell'Etica Nicomachea scriverà che i ragionamenti di Eudosso «avean acquistato fede più per la virtù dei suoi costumi che per se stessi: appariva di un'insolita temperanza, sembrando ragionare, nell'identificare il bene col piacere, non perché amante del piacere, ma perché pensava che la cosa stesse veramente così».sapiente e come precursore di scoperte.

Le quattro cause:Aristotele afferma che la conoscenza e la scienza nascono dalla “meraviglia” di fronte all’essere e consistono nel rendersi conto della causa delle cose, quindi del perché di una cosa.Aristotele nacque nel 384/3 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro, città macedone nella penisola Calcidica, situata sulla costa nord-orientale della Grecia, a circa 55 chilometri a est dell'odierna Salonicco.[5]

Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso Aminta, re dei Macedoni, prestandogli i servigi di medico e di amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva pertanto risiedere nella capitale delRegno di MacedoniaPella. Fu probabilmente per l'attività di assistenza al lavoro del padre che Aristotele fu avviato alla conoscenza della fisica e della biologia, aiutandolo nelle dissezioni anatomiche.[6]
Secondo gli studiosi la biografia di Aristotele può essere suddivisa in tre periodi.[7]
Il primo periodo ebbe inizio quando, rimasto orfano in tenera età, dovette trasferirsi dal tutore Prosseno ad Atarneo, cittadina dell'Asia Minore nella regione della Misia situata nel nord-ovest dell'attuale Turchia, di fronte all'isola diLesbo. Prosseno, verso il 367 a.C., lo mandò ad Atene per studiare nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima, dove rimarrà fino alla morte del suo maestro. Aristotele non fu dunque mai un cittadino di Atene, ma unmeteco.
Quando il diciassettenne Aristotele entra nell'Accademia, Platone è a Siracusa da un anno, su invito di Dione, parente di Dionigi I, e tornerà ad Atene solo nel 364 a.C.; in questi anni, secondo l'impostazione didattica dell'Accademia, Aristotele dovette iniziare con lo studio della matematica, per passare tre anni dopo alla dialettica.
A reggere la scuola è Eudosso di Cnido, uno scienziato che dovette molto influenzare il giovane studente che, molti anni dopo, nell'Etica Nicomachea scriverà che i ragionamenti di Eudosso «avean acquistato fede più per la virtù dei suoi costumi che per se stessi: appariva di un'insolita temperanza, sembrando ragionare, nell'identificare il bene col piacere, non perché amante del piacere, ma perché pensava che la cosa stesse veramente così».

Le cause possono essere:
  • materiale (ciò di cui una cosa è fatta)
  • formale (l’essenza necessaria di una cosa)
  • efficiente (ciò che da inizio al movimento)
  • finale (lo scopo cui una cosa tende)

Il sillogismo

Il sillogismo Negli Analitici primi Aristotele studia la logica del ragionamento cioè di un concatenamento di giudizi.Il sillogismo è contraddistinto dal suo carattere mediato e dalla sua necessità. Nel sillogismo si hanno tre elementi: il maggiore, che ha estensione maggiore e compare come predicato nella prima premessa, il medio che ha estensione media e si trova nelle due premesse, il minore che ha estensione minore e compare come soggetto nella seconda premessa. Il termine medio funge da connettivo tra le premesse e permette che la caratteristica espressa dal termine maggiore apparterrà a quello minore. Il sillogismo è un modello deduttivo dal generale al particolare, un procedimento di inferenza.


Socrate...è stato un filosofo ateniese, uno dei più importanti esponenti della tradizione filosofica occidentale...dall'antichità ci è pervenuto un quadro della figura di Socrate così complesso e così carico di allusioni che ogni epoca della storia umana vi ha trovato qualche cosa che le apparteneva. Già i primi scrittori cristiani videro in Socrate uno dei massimi esponenti di quella tradizione filosofica pagana che, pur ignorando il messaggio evangelico, più si era avvicinata ad alcune verità del Cristianesimo. L'Umanesimo e il Rinascimento videro in Socrate uno dei modelli più alti di quella umanità ideale che era stata riscoperta nel mondo antico. Erasmo da Rotterdam, profondo conoscitore dei testi platonici era solito dire: «Santo Socrate, prega per noi» (Sancte Socrates, ora pro nobis)


Il contributo più importante che egli ha dato alla storia del pensiero filosofico consiste nel suo metodo d'indagine: il dialogo che utilizzava lo strumento criticodell'elenchos ("confutazione") applicandolo prevalentemente all'esame in comune (exetazein) di concetti morali fondamentali. Per questo Socrate è riconosciuto come padre fondatore dell'etica o filosofia morale e della filosofia in generale.
Per le vicende della sua vita e della sua filosofia che lo condussero al processo e alla condanna a morte è stato considerato il primo martire occidentale della libertà di pensiero.

LA DIFFERENZA CON I SOFISTI: 

Socrate, a differenza dei sofisti, mirava a convincere l'interlocutore non ricorrendo ad argomenti retorici e suggestivi, ma sulla base di argomenti razionali. Socrate si presenta così come una persona anticonformista, che in opposizione alle convinzioni della folla rifugge il consenso e l'omologazione: garanzia di verità è per lui non la condivisione irriflessa, ma la ragione che porta alla reciproca persuasione.
Si è detto inoltre come egli non lasciò niente di scritto della sua filosofia perché pensava che la parola scritta fosse come il bronzo che percosso dà sempre lo stesso suono. Lo scritto non risponde alle domande e alle obiezioni dell'interlocutore, ma interrogato dà sempre la stessa risposta. Per questo i dialoghi socratici appaiono spesso "inconcludenti", nel senso non che girano a vuoto, ma piuttosto che non chiudono la discussione, perché la conclusione rimane sempre aperta, pronta ad essere rimessa nuovamente in discussione
Come è stato evidenziato tuttavia, la filosofia stessa di Socrate segna il passaggio da un tipo di cultura orale, basata sulla tradizione mimetico-poetica, ad una mentalità di tipo concettuale-dialettico, preludio di un'alfabetizzazione maggiormente diffusa. Socrate è ancora l'ultimo rappresentante della cultura orale, ma in lui già si avvertirebbe l'esigenza di un sapere astratto e definitivo, da esprimere in forma scritta, esigenza che sarà fatta propria da Platone che d'altra parte conserverà nello scritto filosofico la forma dialogica che svanirà nelle opere della vecchiaia dove il dialogo sarà semplicemente quello dell'anima con se stessa. Lo stesso Platone d'altronde affermava che la sua filosofia va ricercata altrove rispetto ai suoi scritti.
Il fatto che Socrate preferisse il discorso orale a quello scritto è il motivo per cui egli era stato confuso con i sofisti. Secondo Platone è questa una delle colpe di Socrate: lui che era vero sapiente si dichiarava ignorante e i sofisti, veri ignoranti, facevano professione di sapienza. In questo modo il maestro contribuiva a confondere il vero ruolo della filosofia ed egli stesso al processo, pur avendo rifiutato l'aiuto di un celebre "avvocato" sofista, per l'abitudine di dialogare con chiunque in strada e nei più diversi luoghi, era stato ritenuto dagli ateniesi un sofista.






martedì 19 febbraio 2013

Geostoria 2

Lo Stato moderno.
Con la parola “stato” si indica un fenomeno politico nato in europa e successivamente estesosi in tutto il mondo civile. Per raggiungere il suo concetto moderno bisogna prendere in considerazione la tendenza all'accentramento del potere, cioè ill concentramento sempre maggiore dell'autorità in un'unica persona. Vediamo ora i passaggi principali che portarono dalla società antica allo stato: Lo stato è un'organizzazione politica che si contrappone all'ideologia della res pubblicxa christiana al potere pontificio e all'imronta feudale. Allo stesso tempo è anche la soluzione dei conflitti religiosi del `500, dove non vinse una fede su un'altra, ma anzi di delineò il concetto di un potere temporale diviso da quello spirituale. Per garantire la pace si necessita che il potere sia centralizzato e che i sudditi riconoscano il valore del sovrano e dell'apparato militare-amministrativo. I conflitti sociali interni infatti porterebbero solo alla distruzione dello stato stesso. L'ordine dello stato si raggiunge solo mediante una rivalutazione delle capacità e dei limiti dell'uomo. Gli stati sono cresciuti diversamente a causa del valore dato alle varie forze sociali. Per raggiungere lo stato bisogna abbandonare l'antica società per ceti, dove il più ricco di questi controllava l'amministrazione delle entrate del luogo e, successivamente, le tasse. Il potere quindi non era effettivamente del tutto centralizzato nella figura del principe. Col passare del tempo il sovrano trovò i modi per esonerarsi dal controllo dei ceti e colpì direttamente gli individui come singoli nei loro propri interessi. Secondo questi punti si giunse quindi sempre più alla formazione della società moderna.  
Lo Stato Moderno Dopo che il feudalesimo era declinato con i relativi poteri della Chiesa e dello Stato, si andarono a formare le cosiddette autonomie territoriali, dalle quali nacque lo Stato moderno. Il termine “Stato”, come lo intendiamo oggi, nel 1400 non esisteva in nessuna lingua dell'Europa; si parlava di regnum, respubblica, corona…. . Solo nel 1500 incominciò ad affermarsi il significato attuale della parola; questo era già un primo segno di una lunga evoluzione che si era attuata già nel XV secolo. Quindi si poteva definire questo nuovo Stato nascente attraversi la comunità degli uomini, uniti dalla coscienza di vivere sotto le stesse leggi e nel territorio governato da uno stesso re: un paese e un re. DIFFERNZE CON IL FEUDALESIMO: mentre nello Stato feudale il potere era legati all'Impero e al Papato e la legge era rappresentata da un signore che decideva in modo personale, ora c'era una concezione più libera e più autonoma: ciò che era giusto o sbagliato non era più deciso da un sovrano ma da una norma scritta uguale per tutti. Quindi mentre il feudalesimo si manifestò come un potere più personale, lo Stato moderno si affermò come potere più impersonale. In questo modo lo Stato Moderno assunse caratteri laici poiché il potere non dipendeva né dall'Impero e né dalla Chiesa e trovava motivo della sovranità in se stesso. Per questa laicità era uno Stato sovrano che si governa per mezzo delle leggi: RAGION DI STATO (Stato che esercita il potere per mezzo di leggi). Inoltre mentre nel feudalesimo il sovrano era al di sopra di tutto, nello Stato moderno il sovrano era al di sotto della legge ed era sottomessa ad essa e quindi alla base di questo Stato non c'era più la volontà del sovrano, ma c'era la legge (cioè l'esercizio delle leggi). Quindi in questa nuova concezione il sovrano non era più il re, ma era lo Stato. In definitiva lo Stato Moderno si poteva identificare come singoli territori a capo dei quali c'era un monarca che gestiva il territorio in nome della legge. Stato Moderno (del `400): Lo Stato moderno assunse un carattere di unicità poiché cercò di riunire questi diversi territori in uno solo con eguale lingua e legge. Il primo a teorizzare ciò fu il Machiavelli il quale spiegava che un principato era un territorio con uguale lingua, legge e il principe era colui che riusciva ad unificare il territorio per mezzo delle leggi. Fece l'esempio di Borgia Cesare che aveva messo insieme un territorio grande come l'Emilia Romagna. Confini: Lo Stato da punto di vista territoriale era delimitato da un confine che poteva essere un fiume, una strada o delle montagne, e venivano segnati geometricamente; il confine assunse inoltre un carattere Geopolitico poiché all'interno di un territorio segnato da quel confine erano in vigore un certo di leggi; al di là di questo confine ce n'erano di altre. Così nel 1400 si videro persone che oppresse dal fisco fuggivano dai confini e dal regno.

La monarchia francese e la guerra dei cent'anni.

Con guerra dei cent'anni si definisce uno fra i vari conflitti intercorsi a partire dall'XI secolo tra il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia; durò, non continuativamente, 116 anni, e si concluse con l'espulsione degli inglesi da tutti i territori continentali, fatta eccezione per la cittadina di Calais, conquistata dai francesi solo nel 1558. Nel processo di formazione dello Stato unitario francese, già avviatosi sotto i primi re Capetingi, rappresentò una lunga pausa, ma alla sua conclusione la Francia aveva sostanzialmente raggiunto l'assetto geopolitico moderno.
Il conflitto fu costellato da tregue più o meno brevi e interrotto da due periodi di vera e propria pace della durata rispettivamente di 9 e 26 anni, che lo dividono così in tre fasi principali, la guerra edoardiana , la guerra carolina  e la guerra dei Lancaster, alle quali deve essere aggiunta la fase conclusiva della guerra
Militarmente, in questo periodo videro la nascita nuove armi e nuove tattiche, che segnarono la fine degli eserciti organizzati su base feudale e incentrati sulla forza d'urto della cavalleria pesante. Sui campi dell'Europa occidentale videro la luce gli eserciti professionali, per la prima volta dai tempi dell'Impero romano. Si trattò, ancora, del primo conflitto in cui si usarono in Europa learmi da fuoco: in particolare, le bombarde furono impiegate per la prima volta nel corso della battaglia di Crécy, ad opera degli inglesi.
La straordinaria importanza della guerra dei cent'anni, per quanto attiene lastoria dell'Europa nel suo complesso, è evidenziata dal fatto che alla sua fine (1453, anno che vide pure la caduta di Costantinopoli) la storiografia moderna pone convenzionalmente la conclusione del Medioevo europeo.

La formazione della monarchia francese.

I secoli che vedono l'espansione economica, religiosa e militare dell'Occidente e lo svolgersi del lungo conflitto fra Papato e Impero sono anche quelli in cui, con tempi e modalità differenti, l'autorità regia si afferma in Francia e in Inghilterra. La forma specifica che tale affermazione assume viene tradizionalmente sintetizzata nell'espressione di "monarchia feudale", con ciò intendendo un ordinamento nel quale il re si avvale, per esercitare il suo potere, degli strumenti tipici dell'universo feudale: il vassallaggio, simboleggiato dall'omaggio e dalla fedeltà, e il beneficio (feudo), bene materiale o diritto concesso in cambio di determinati servizi. Verso la fine dell'XI secolo il regno assoggettato da Guglielmo il Conquistatore nel 1066 - che esclude l'Irlanda, la Scozia e il Galles - presenta un modello di governo fortemente centralizzato, con solide istituzioni finanziarie e funzionari strettamente dipendenti dal trono. Come in Normandia, dove il sistema è già stato adeguatamente sperimentato, il sovrano si situa al vertice di una piramide di rapporti personali che, attraverso vari livelli, gli consentono di dominare il complesso della nobiltà insulare. Il Domesday Book, il grande censimento fiscale realizzato da Guglielmo nel 1086, ha fra i suoi diversi obiettivi anche quello di fissare sulla carta questa vastissima rete di dipendenze.